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Insight

Innovazione, Sostenibilità e Musica

Un nuovo paradigma per l’industria è possibile?

È possibile associare il concetto di sostenibilità alla musica? Come può un progetto musicale avere un impatto ambientale, sociale ed economico positivo? Internazionalizzazione e sviluppo di progetti locali possono convivere in equilibrio?

Sono questi i temi su cui lavora Music Innovation Hub, il polo italiano attivo nella costruzione di processi di innovazione funzionali alla crescita  dell’ecosistema musicale in ottica di sostenibilità e partner di SAE Institute Milano nello sviluppo del Bachelor’s Degree in Music Business. 

Dino Lupelli e Anna Zò, rispettivamente Direttore e Responsabile dell’agenda sull’Innovazione di MIH, riflettono sullo stato attuale del settore e spiegano perché l’intersezione tra innovazione, internazionalizzazione e responsabilità sociale sia da considerarsi un tema cruciale, soprattutto nel nostro paese, per il miglioramento dell’industria.

Luglio 2024 –  L’industria musicale è, per sua stessa natura, un mondo in costante movimento. Gli strascichi di una pandemia senza precedenti e l’avvento di nuove tecnologie sempre più potenti, tra cui l’AI, stanno costringendo gli addetti ai lavori ad affrontare una serie di sfide cruciali, che ben ne dimostrano limiti e opportunità. 

A circa un mese di distanza dall’evento di lancio della decima edizione di Linecheck Music Meeting and Festival Warm Up, un catalizzatore di realtà interessate ad uno scambio di buone pratiche, risorse ed opportunità che opera offrendo opportunità di networking e di new business a diversi livelli, Dino Lupelli (Direttore generale di Music Innovation Hub) e Anna Zò (Project Manager di Music Innovation Hub) spiegano in che modo l’industria musicale può essere sostenibile, tra AI, innovazione digitale e ricerca.

Music Innovation Hub nasce nel 2018 a Milano per supportare il comparto musicale italiano. Concepito come un polo dedicato al miglioramento di questo ecosistema, sia in termini di impatto che di profitto, MIH si configura a tutti gli effetti come un incubatore di nuovi talenti artistici che sviluppa programmi di formazione professionale e che incoraggia opportunità di networking nell’industria musicale. A testimonianza del suo impegno in questo senso, Music Innovation Hub collabora con l’Accademia di formazione nelle industrie  creative SAE Institute Milano, con cui ha dato vita al corso biennale di studi in Music Business, che fornisce agli studenti capacità e competenze essenziali per diventare professionisti nel mondo dell’industria musicale, orientandoli verso settori emergenti tra cui le nuove tecnologie. Inoltre, MIH lavora costantemente con startup innovative proponendo progetti d’impatto e socialmente responsabili, coniugandoli a uno scenario in forte movimento. “Il nostro ruolo è quello di costruire delle piattaforme in cui diversi player possano entrare liberamente in connessione tra loro e con possibili partner. A livello europeo, inoltre, costruiamo alleanze finalizzate a semplificare la relazione tra l’industria e le istituzioni attraverso reti permanenti e temporanee composte da realtà che lavorano strutturalmente o a progetto insieme. Sosteniamo fortemente una dimensione di sviluppo internazionale più che semplicemente italiana – racconta Dino Lupelli, Direttore di Music Innovation Hub, che aggiunge – Crediamo che mettere al centro dei nostri progetti un sistema di valori che siano punto di riferimento per lo sviluppo dell’ecosistema musicale sia importante, proprio per affrontare le sfide tecnologiche e trasformative che sembrano poter annichilire il ruolo degli individui. Solo attraverso progetti ‘sostenibili’ è possibile dare alla musica il giusto posizionamento nella società contemporanea e farla uscire da quel meccanismo di puro consumo che è il fenomeno che stiamo osservando con sempre maggiore frequenza”.

 

Musica e sostenibilità: uno scenario in continuo cambiamento.

Per MIH la sostenibilità non equivale esclusivamente a un minore impatto sull’ambiente  dei tradizionali processi produttivi, ma rappresenta un modello in equilibrio tra i diversi interessi. “In MIH crediamo che esistano una sostenibilità ambientale, sociale ed economica di pari rilevanza e tutte funzionali ad uno sviluppo equilibrato del settoreafferma Lupelli Se parliamo di sostenibilità ambientale della musica dal vivo, emerge l’urgenza di dare accesso a sistemi di trasporto che consentano al pubblico di raggiungere le venue con il minimo impatto ambientale, in quanto molte ricerche indicano questo come più importante ostacolo alla riduzione dell’emissione di CO2 per un festival o un concerto. Se si parla di sostenibilità sociale della musica, invece, ci scontriamo con dei condizionamenti culturali che spesso ci impediscono di pensare ed agire in modo inclusivo: pensiamo ad esempio a quanto sia ancora lontana la parità di genere nell’industria o quanto poco siano adottate negli eventi dal vivo le soluzioni più adatte alla partecipazione di persone diversamente abili. Infine, se si parla di sostenibilità economica, occorre guardare al di là dei numeri che spesso ci fanno sembrare che tutto funzioni per il meglio: se da un lato, in effetti, la dimensione economica cresce anno dopo anno, sono molte le realtà che si sostengono a fatica fuori dal mainstream. Una diseguaglianza tra pochi grandi player ed una moltitudine di indipendenti che rende il sistema complessivamente più fragile”, conclude. 

Un sistema per certi versi fragile che però, nonostante tutto, non si è mai piegato, neanche davanti alle ondate di una pandemia che ne ha messo in evidenza i punti deboli più conclamati. A dispetto di ciò, la musica ha saputo reagire grazie alle soluzioni tecnologiche disponibili: le piattaforme di distribuzione sono cresciute al punto che oggi, per molti player dell’industria musicale, è nuovamente un periodo florido, con una crescita costante e inarrestabile grazie all’aumento progressivo degli utenti di tali servizi a pagamento e la conseguente distribuzione delle risorse. In questo contesto di profondi cambiamenti si inserisce l’AI, tanto osannata quanto temuta e criticata: “Nel nostro Hub consideriamo l’AI al pari di una qualsiasi altra tecnologia: come tale, è uno strumento il cui impatto sulle attività umane dipende dall’uso che ne facciamo. Un uso regolamentato, trasparente ed etico può apportare grandi benefici non solo al settore musicale e rappresentare uno strumento per assistere, incentivare e anche aumentare la creatività umana – commenta Anna Zò, Responsabile dell’agenda sull’Innovazione in Music Innovation Hub, che prosegue – La regolamentazione europea si sta muovendo in questa direzione e così anche tante startup, aziende, innovatori e innovatrici, artiste e artisti che sperimentano l’utilizzo di questa tecnologia in diverse dimensioni della musica, non solamente in quelle strettamente legate alla generatività”. 

Music Innovation Hub ritiene che le parole chiave per supportare i protagonisti e le protagoniste dell’universo musicale siano internazionalizzazione e sostenibilità, concetti ben visibili nei progetti dell’incubatore e che lo porta a guardare con orgoglio le molte città italiane già nominate ‘Città della Musica’ che, ciascuna grazie alle sue unicità e specificità, si stanno affermando a livello internazionale. “Il processo è iniziato da poco tempo rispetto ad altre città europee e risente delle frequenti crisi che stanno minando ormai da un paio di decenni lo sviluppo locale, ma si moltiplicano le iniziative e cresce la  consapevolezza che la musica può rappresentare un driver per lo sviluppo sostenibile. Se da un lato la trasformazione è inarrestabile,  con la musica popolare contemporanea  sempre più protagonista dei piani di sostegno ed investimento istituzionali, dall’altro la scarsità di risorse pubbliche impedisce oggi di dare una vera e propria spinta evolutiva – commenta Lupelli –  Sia nelle grandi città che nei territori periferici, è ora importante consolidare i progetti che nascono dal basso ed inserirli all’interno di piani organici di valorizzazione delle competenze e del valore generato dalla musica. Ma non dobbiamo guardare solo al ruolo delle istituzioni, piuttosto si deve fare largo una visione ecosistemica della musica, dove grandi e piccoli player devono poter lavorare in maniera simbiotica cercando di raggiungere il comune scopo di ampliare il ‘consumo’ di musica”.

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